A Natale puoi…Educare agli Stereotipi (CheGiochi.it)

CheGiochi.it è un noto sito dedicato alla vendita di giocattoli, che mi è saltato all’occhio per il modo in cui ha organizzato le promozioni per il Natale. Lasciate che ve lo mostri, questo modo.

La prima cosa che CheGiochi.it ha fatto è creare una suddivisione in “Regali per bambini e ragazzi” e “Regali per bambine e ragazze”, dichiarando immediatamente la propria convinzione che esistano giocattoli per il sesso maschile e giocattoli per il sesso femminile.

In basso potete osservare i bannerini di sezione.


Notate l’interessantissima diversificazione nella rappresentazione di maschi e femmine.
Bimbo che esprime il suo entusiasmo in modo dinamico e smodato; e bimba che sorride immobile.

Ma la divisione “bambini/bambine” non è l’unica operata da CheGiochi.it.
Ognuna delle due categorie è a sua volta suddivisa in diverse sezioni che raccolgono i giochi in base alla tipologia. Queste scelte ci raccontano la profonda aderenza agli schemi stereotipati di questo popolare rivenditore.

La categoria “per bambini e ragazzi” è suddivisa nelle sezioni: Mattoncini e Costruzioni, Automobiline e Piste Giocattolo, Giocare a Fare i Grandi, Action Figure (dinosauri, Avenger, Transformer, Spiderman…ci siamo capite/i), Personaggi e Playset (elicotteri, camion, parcheggi da costruire, ecc.), Giochi Educativi e Puzzle. La categoria “per bambine e ragazze” è suddivisa nelle sezioni: Bambole e Accessori, Giocare a Fare i Grandi, Mattoncini e Costruzioni, Arte e Mestieri (unghie, moda, cucito…che credevate?), Giochi Educativi e Puzzle.

Dunque automobiline, piste, mezzi di trasporto vari e action figure necessitano della presenza di cromosoma Y, mentre bambole, accessori per bambole, set per creare unghie, cucire e abbinare vestiti richiedono l’assenza di cromosoma Y, secondo questo rivenditore. Figuriamoci mai se una bimba possa volere una macchinuccia e un bimbo possa osare non volerla. Brividi di orrore.

Però ehi, alcune sezioni sembrerebbero le stesse. Non è fantastico? No, perché, appunto, “sembrerebbero” le stesse. Ma sono tutt’altro che le stesse. Guardate un po’ che aspetto hanno le sezioni Mattoncini e Costruzioni, Giocare a Fare i Grandi, Giochi Educativi e Puzzle nelle versioni Maschili e Femminili (secondo CheGiochi.it e la gran parte dei produttori e rivenditori di giochi). Cominciamo con “Fare i Grandi“.

Bambine:

Bambini:

Curioso, eh?
Per le bambine giocare a fare le grandi significa pulire, cucinare e cucire. Per i bambini giocare a fare i grandi significa usare attrezzi da lavoro e tagliere l’erba. Insomma, confermiamo la credenza (e il desiderio di insegnare a bimbi e bimbe) che cucinare, pulire e cucire sia affare da donna. Usare attrezzi da lavoro e passare il decespugliatore sia roba da uomo. Interessante. Interessante. Proseguiamo con le costruzioni.

Bambine:

Bambini:Le costruzioni adatte alle femminucce riguardano gioielli, carrozze romantiche (!?!), principesse, saloni di bellezza e cubi dell’amicizia (cosa diavolo è un cubo dell’amicizia?). Roba che, tra l’altro, richiede un livello bassissimo di…costruzione. Grande stima delle capacità cognitive e manuali delle bambine. Naturalmente gli unici Lego per femmine sono quelli della serie Lego Friends, la cui origine è una delle più ovvie dimostrazioni del percorso di regressione che ha coinvolto l’ambito ludico negli ultimi anni.

Le costruzioni ritenute adatte ai maschietti, invece, riguardano gru, automobili, moto, miniere, città, camion, androidi, edifici importanti. Oltre che associare interessi completamente diversi ai bambini, si tratta anche di prodotti che richiedono impegno e capacità superiori. Di conseguenza, molto più utili all’educazione e allo sviluppo cognitivo favoriti dalle costruzioni (i set Lego Friends differiscono a malapena da set di bambolette generici). Cosa ci dice questo? Lo sapete cosa ci dice. Nel dubbio ve lo sottolineo. Ci dice che c’è più interesse nell’incoraggiare un certo sviluppo nei maschi rispetto a quanto ce ne sia per le femmine. Loro basta che pensino ad amore, amicizia, gioielli e vestiti. Educazione a…a cosa? Al diventare consumatrici ossessive? Chissà, chissà. 💅💋
Veniamo alla sezione giocattoli educativi.

Bambine:

Bambini:

Quanto detto per la sezione precedente ci viene confermato anche dai giocattoli educativi “per maschi” e “per femmine”.
Per i bambini giochi di chimica, costruzione di quad e trattori, apprendimento del corpo umano, laboratori vari, slime e fluidi schifosi e divertenti. Per le bambine? Ah-ah. Casette, vestiti, cosmetici, cosmetici, profumi e cosmetici, altri profumi e cosmetici. Lo capiranno, queste deficienti di femmine, che devono profumarsi e truccarsi? Difficile che il messaggio non passi, non trovate? L’unico prodotto che si distingue, nella sezione per femmine, è quello per creare vulcani. L’avran piazzato lì per tutto quel rosa? In questo caso, faccio poi notare, il rivenditore fa peggio della casa produttrice. Come possiamo vedere, alcune delle confezioni nella sezione che CheGiochi ha deciso essere per maschi, sono chiaramente e giustamente comunicate come unisex dai produttori. Proseguiamo con l’ultima sezione: puzzle.

Bambine:

La sezione puzzle mostra differenze all’apparenza forse meno significative, ma comunque evidenti. Per bambini, cubo di rubik, pirati, altri pirati, eroi, sistema planetario. Per bambine, Minnie, Frozen, Alice nel paese delle meraviglie, Biancaneve. Interessante e non associata a stereotipi è la Torre Eiffel. Resta anche qui il fatto per cui la sezione maschile risulta più fortemente basata su intelligenza (puzzle di osservazione), capacità (cubo di rubik) e conoscenza (sistema planetario), mentre alle bambine si chiede molto meno/dalle bambine ci si aspetta molto meno. Forte sbilanciamento verso principesse e personaggi femminili è quel che si vede nella proposta per loro.

Insomma, come se non bastassero le scelte di quasi tutti i produttori di giocattoli, ci si mettono anche i rivenditori, che decidono senza remore di calcare la mano e contribuire al prosciugamento della libertà di gioco che lasciamo a bambini e bambine. L’importanza dell’attività ludica, il ruolo e l’impatto del gioco nello sviluppo delle piccole e dei piccoli sono noti. Sappiamo da anni che quello a cui giochiamo influenza il tipo di evoluzione del cervello e il modo in cui le diverse aree si sviluppano. E sappiamo da anni che le fasi di sviluppo cerebrale nell’infanzia determinano parte del nostro futuro come uomini e come donne, anche in termini di capacità e consapevolezze.

E allora questo non voler dare a bimbi e bimbe libertà di scegliere da soli/e a cosa giocare, senza imboccare in nessun modo i percorsi che abbiamo deciso essere per loro sulla base di limitazioni mentali (a nostra volta apprese) non può essere giustificata con ignoranza delle conseguenze. È davvero verisimile che, a livello talmente diffuso da essere norma, manchi consapevolezza del fatto che queste dinamiche abbiano un potenziale deterministico rilevante (parliamo anche della scelta di percorsi di studio e di lavoro, non di bazzecole)? Ne dubito. Le alternative che abbiamo quindi davanti sono, grosso modo, due: 1) le conseguenze – il mantenimento dello status quo dell’educazione ai ruoli divisi per sesso – sono volute. 2) le conseguenze non sono volute in senso stretto, ma sono ciononostante accettate e supportate per profitto. Vi dirò, la seconda alternativa mi risulta forse persino peggiore della prima.

A ogni modo, il risultato non cambia, e si traduce nel sostegno a una realtà culturale che vede una ingiustificata divisione di attività e interessi per sesso, insegnata sin dalla tenera età, nella passiva accettazione delle masse (noi). Pensare che sia possibile costruire una società con donne e uomini libere/i senza modificare questo tassello cruciale è meno realistico di un’utopia. È una barzelletta. Di quelle che non fanno ridere.

Qualche promemoria:
Non esistono giochi per bambine e giochi per bambino. Anche se venisse provato che una prevalenza di bambini tende ad apprezzare alcuni giochi e una prevalenza di bambine tende ad apprezzare altri giochi (impossibile da verificare e provare all’interno del nostro contesto culturale, che a malapena attende la nascita per iniziare a condizionare secondo stereotipi), questo non renderebbe quei giochi da bambino o da bambina.
Non esistono interessi da bambine e interessi da bambino. Anche se venisse provato che una prevalenza di bambini tende ad avere alcuni interessi e una prevalenza di bambine tende ad avere altri interessi (anche questo comunque impossibile da verificare e provare), questo non renderebbe quegli interessi da bambino o da bambina.
Non ci sono ruoli da bambine e ruoli da bambino (cuciti sul modello dei ruoli tradizionalmente associati a donne e uomini). Le bambine non nascono con il desiderio collettivo di badare a bambolotti e spingere carrozzine (ma vi pare mai?). I bambini non nascono con il desiderio collettivo di guidare moto, usare attrezzi e costruire case.
I bambini sono tutti diversi tra loro. Ognuno di loro è caratterizzato da una propria individualità, da propri gusti e da proprie disposizioni.
Le bambine sono tutte diverse tra loro. Ognuna di loro è caratterizzata da una propria individualità, da propri gusti e da proprie disposizioni.

Inizieremo mai a comportarci, come società, alla luce di e in coerenza con queste verità, nel reale rispetto dei bambini e delle bambine? O forse la vera domanda è: desideriamo farlo, come società? Il dubbio c’è.

Alla prossima e, mi raccomando, occhio agli stereotipi.

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